Intuisco dunque sono

Perché questo titolo?

Tanto per iniziare, ci tengo a precisare che la massima nel titolo è di Giordano Bruno e trovo che sia molto più giusta di quella nota ai più di Cartesio: “Penso dunque sono”. Le due massime sono estremamente diverse tra loro, poiché ciascuna fa affidamento su due elementi essenziali dell’essere umano che sono di natura diversa.

Quella di Cartesio si basa sull’attività del pensare che, per quanto elaborata e sottile possa essere in ciascuno di noi, è il risultato finale di una elaborazione logico-razionale della mente. Ricordo, al lettore, che ogni elaborato mentale è il frutto dell’interpretazione che sappiamo conferire agli eventi, ed è diverso da persona a persona, poiché è influenzato dalla nostra esperienza personale, dalla personalità e dal carattere, dalla conoscenza.

L’altra massima, quella di G. Bruno, si basa sull’intuizione, sulla percezione che, sebbene possa transitare dalla mente e dunque – potenzialmente – potrebbe uscirne condizionata dall’interpretazione che sappiamo dare, nasce in un luogo così intimo a cui difficilmente abbiamo accesso in modo consapevole, e pertanto non subisce alcuna influenza dai dogmi che abbiamo appreso, dal giudizio e dai preconcetti delle sovrastrutture mentali. L’intuizione, dunque, è più vicina alla verità. Il problema che si può verificare è non dare ascolto (credere) all’intuizione poiché avendo maggiore confidenza con l’azione pensiero-mente ci fidiamo più di quest’ultima. A tal proposito, bisogna anche considerare che l’intuizione, talvolta, può avvenire in frazioni di secondo e per questo potrebbe passare inosservata all’attenzione, anche se personalmente penso che almeno la scia può essere captata.

Queste due filosofie di pensiero, a cui ciascuno può liberamente aderire, stimolano una riflessione che ha a che vedere con la realtà e la verità.

Tutti siamo alla ricerca della verità e chiunque vorrebbe fare affidamento alla realtà che vede, che sente e che tocca. L’allontanamento e la poca confidenzialità con quella parte di noi così intima (di cui sopra) ci ha condotto ad avere poca fiducia in noi stessi, per cui per conoscere la verità e per sapere se la realtà che osserviamo è quella vera ci affidiamo unicamente alle risposte che vengono dai cinque sensi fisici. E poi ancora, tendiamo ad economizzare la “fatica” e a ridurre l’effetto responsabilità se dovessimo indagare, oltre i limiti dei sensi, su una questione che ci sta a cuore. Insomma, realtà e verità sono quelle che ci vengono messe davanti agli occhi o infilate attraverso le parole dentro le orecchie. E questo basta a calmare la voglia di sapere come stanno le cose. Non ci sforziamo di sentire, di percepire, chi o cosa ci sta attorno. Sia i pensieri sia le azioni e sia ciò che ci appare solido sono in realtà forme di energia che viaggiano a frequenze diverse attorno a noi, e talvolta ci attraversano pure. È dunque questa forma di “energia-pensiero” che deve e può essere percepita, intuita. Ci accontentiamo, invece, di fiumi di parole e di vedere quello che gli altri vogliono farci vedere. Purtroppo, riconosco che è difficile andare oltre i limiti del corpo e della mente, poiché siamo continuamente trascinati e condizionati da una quotidianità e da un modo convenzionale di pensare che ci allontana da quel nucleo di energia pura in cui tutto si svolge nella chiarezza.

Tornando alle due massime, credo maggiormente in quella di G. Bruno perché mi fa sentire più completo e padrone di me stesso e della vita che ogni giorno scelgo di avere.

Concludo con un pensiero di G. Bruno a cui credo: « Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo ».

 

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